«Chiunque veda Matera non può non restarne colpito tanto è espressiva e toccante la sua dolente bellezza», scrisse Carlo Levi in Cristo si è fermato a Eboli.
Patrimonio dell’Umanità, i Sassi di Matera, lavorati per millenni dall’uomo, ancora oggi resistono sull’orlo di un burrone.
Si dividono in due quartieri, il Sasso Barisano e il Sasso Caveoso: il primo più grande e pieno di negozi, il secondo più antico e con l’aspetto della città rupestre.
Un’ immensa cisterna univa grotte, gallerie, cantine, creando un labirinto urbano chiamato “vicinato”, il nucleo abitativo tipico materano:
una decina di case affacciate su alcuni cortili.
Ciascuna abitazione, spesso costituita da una grotta senza finestre, conteneva solitamente tra le otto e le dieci persone.
Il centro va girato a piedi, esplorando il dedalo di scale, passaggi e vicoli, dove le case sono scavati nel tufo e i tetti diventano terrazze degli edifici del piano più alto.
La Casa Grotta di Vico Solitario, testimonia la condizione abitativa disastrosa nella quale i rioni Sassi di Matera si trovavano prima degli anni cinquanta.
Per le condizioni antigieniche delle case dei Sassi (in ogni grotta vivevano intere famiglie e animali) e l’elevatissima percentuale di mortalità infantile, De Gasperi promulgò una legge di risanamento che costrinse all’abbandono di più di duemila grotte e case, dichiarandole inabitabili e avviando la costruzione di altri borghi.
Nella Casa Grotta di Vico Solitario restano alcuni oggetti di vita quotidiana: il focolare, il telaio, la stalla, per mostrare quali fossero la vita nei Sassi prima degli Anni Cinquanta.